venerdì 19 dicembre 2014

U zzi Leonardu c'è


Era un dicembre di una ventina di anni fa, quando, con una comitiva di giovani del mio paesello, pensammo di ammazzare la noia inventandoci una storia. Era dedicata a un certo "Zzi Leonardu", un tizio che aveva in sè la somma di vizi e virtù di tutta Casteltermini. Quel nome lo ispirò la scena di un film di Tornatore, L'uomo delle stelle. Certi dei nostri talenti e convinti che, prima o poi, qualcuno di veramente importante ci avrebbe sdoganato da quell'orizzonte di provincia, pensammo di allestire intorno a quella storia uno spettacolo di varietà. Lo immaginammo con il presentatore in smoking e onnipresente alla Pippo Baudo, con le ballerine, la valletta svampita, con l'orchestra, le coriste, i comici e quant'altro andasse di moda in tv di quei tempi. Eravamo talmente convinti del fatto nostro che, armati di carta e penna, ci incontravamo tutte le sere per definire ogni passaggio di quello che sarebbe stato il nostro show di esordio. Il proscenio ce lo avrebbe regalato il vecchio oratorio del caro e compianto "Padre Bonanno". Lì c'era un immenso salone, al fondo del quale troneggiava un palco, con tanto di sipario e di quinte: faceva al caso nostro! Ci dividemmo i ruoli, ci impegnammo, delegammo tutte le nostre serate dicembrine a far prove e controprove. Io cantavo insieme a una mia cara amica di allora, tale Agnese. Facevamo a gara a chi "urlava" di più, certe di avere un futuro spianato nel mondo del bel canto. Oh povera me, quanto ero illusa! A onor del vero avevo una buona intonazione (merito della "musicalità" e della pazienza di mio padre) ed un'estensione vocale appena sufficiente a canticchiar canzoncine, eppure, in quel carosello di emozioni, mi sentivo quasi all'altezza di Mina. La prima la organizzammo per il 28 dicembre e correva l'anno 1995. Che bellezza imbardarmi con un vestito in prestito, sul quale si distribuivano disequamente velluti, taffetà, raso e paillets. Era talmente lungo, che il fondo mi scivolava sotto le suole delle scarpe. All'epoca avevo un bel po' di chili di troppo, non conoscevo i tacchi ed il mio portamento non subiva alcune influenza da bon ton. Conciata da "signorina" ero ancor più goffa che non nella mia naturale mise en place in jeans Wrangler e immenso "felpone" Levis. Il cuore non mi era mai battuto tanto forte come quella sera. Il sipario era chiuso e sul palco, come galline e galli, ci muovevamo io, la suddetta Agnese e i "nostri" musicisti: i fratelli Peppe e Matteo Caltagirone e Carmelo Palumbo - loro sì che, quanto a musica, avevano il loro bel dal dire (dei talenti!). C'era Francesco Umina a far da mastro cerimonia, professionalissimo, con la sua bella voce da dj e con un frac grande due volte lui. Poi c'erano Nicola Palmeri e Peppe D'Angelo, la cui comicità adamantina fece fibrillare tutta la platea. Ed ancora Aurelia D'Acquisto, bellissima con la sua cascata di riccioli e dentro quel vestito sbrilluccicoso ed aderente, che le cadeva come ad una star. C'erano anche Enzo D'Urso e sua sorella Maria Teresa, Rosalia Rosselli e Gaetano Morreale, poi Matteo Di Blasi (simpaticissimo), Salvino Di Franco, Enzo Termini e Piero Minardi (spero di non scordare nessuno). Il debutto fu un successo, tanto che tutto il paese parlò di noi. Decidemmo di bissare e per l'occorrenza ci armammo anche di biglietti di ingresso, con tanto di albero di natale, stampato al computer (una rarità per l'epoca). Io gongolavo perchè in platea ci sarebbe stata anche una tizia milanese, lontana cugina di mia madre, che si trovava in Sicilia per il Capodanno. Quando la tipa in questione fece ingresso in sala tutti si girarono a guardarla. Convinta di andare in un vero teatro si era impalcata con tanto di abito da sera, pelliccia maculata, il tutto annebbiato da una dose massiccia di Paris de Yves Saint Laurent. Volava dieci metri sopra quell'adorabile pubblico di provincia, che la guardava come si adora una divinità celtica. Furono applausi e complimenti e deliri di onnipotenza ed emozioni. Pensavo che se solo in sala ci fosse stato uno famoso, mi avrebbe portata dritta dritta a Sanremo. Peccato che però il tizio famoso in sala quella sera non c'era :-) Avevo quindici anni, amavo la musica, le grandi compagnie e stare al centro dell'attenzione. Quest'ultima predisposizione, con l'andar del tempo, si è un po' sbiadita. Sono anni che, per scelta, non modero più convegni e non presento manifestazioni. Sono diventata riservata, il mio mestiere preferisco farlo scrivendo. La tastiera mi permette di essere me stessa e mi protegge gli occhi, quando questi si abbandonano ad emozioni troppo vere.

Dicevo di quella sera, in quell'oratorio, su quel palco fatto di pedane mi sentii esattamente felice, nel posto migliore per me. Non so se fu un caso o chissà cos'altro, ma dopo quello spettacolo non ce ne furono altri. O meglio, quella bella compagnia "artistica" si sparpagliò, tentammo altri esperimenti, ma nessuno fu bello, corale e profondo come "U zzì Leonardu c'è". Questa casellina la dedico ai giovani di quel 1995. Ormai siamo sparsi da un capo all'altro d'Italia, abbiamo preso strade diverse...io però ricordo quel momento che ci vide "condividerci". Lo ricordo con un sorriso, di quelli belli, che fai quando hai quindici anni, la vita é un giocattolo e tu, lí per lí, non sai cosa fartene.

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