domenica 14 dicembre 2014

Elogio delle "cose inutili"



Sono una persona parsimoniosa. Faccio di necessità virtù, e sebbene mi ritenga fortunata perchè in famiglia il lavoro non manca (la qual cosa, di questi tempi, è una manna dal cielo), sto sempre lì a far quadrare i conti. Il Lidl per me non ha segreti, le librerie le compro solo da Ikea e quando si tratta di look faccio puntuale bottino da H&M. Che io poi abbia un talento particolare nel leggere a scrocco da Feltrinelli, è cosa che decanto da sempre. Nella vita, però, non sempre si può filosofeggiare. Oggi, esausta per una lunghissima seduta di pulizie in casa, sono andata a passeggio ed ho esitato in una profumeria del centro. Ci ho pensato una, due, tre, dieci volte ed ho quindi scelto di devolvere una somma, che solitamente avrei investito in maniera altamente oculata (al limite in libri o dischi), in un vanaglorioso, seducente, costoso e inutile rossetto di Chanel. Lo desidero, lo guardo, lo strofino sul palmo della mano e lo annuso praticamente da anni. Non l'ho mai acquistato. Non costa un milione di euro, per carità. Costa una cifra che per i comuni mortali è solitamente uno spreco. Una somma, che mi è sempre parsa abnorme se associata a una futilità, a un belletto di poco conto, di cui mi sarei "stancata" subito dopo l'entusiasmo della novità. Oggi però mi sono deciso e l'ho acquistato. L'ho fatto con leggerezza, con superficialità, con il desiderio, per una volta, di fare una coccola al mio impegno quotidiano, alla dedizione costante e imperfetta, che ho per la mia famiglia, a quel senso del dovere che a volte mi sollecita, altre mi opprime. Regalarsi qualcosa di veramente inutile, sottraendo risorse al necessario, credo sia un modo per dirsi "mi voglio bene". E farlo è importante. Dedico questa casella del calendario dell'Avvento agli autoregali e a quelle inutilità che, se dosate con cura, possono salvare un istante e renderci impermeabili a certi insopportabili pungoli della vita.

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