lunedì 8 dicembre 2014

Signor Pino, che bella quella giornata d'agosto!




Voglio dedicare questa casella del calendario dell'Avvento a Pino. Pino Mango. Facile, post mortem, tessere le lodi di chicchesia. Ancor più oggi, che a "partire" e d'improvviso è stato un artista che, a modo suo, ha messo una bella firma nella musica italiana. A onore del vero, però, a me Mango non è mai piaciuto. Fatta eccezione per una canzoncina sanremese, snobbata dai più, tale "Luce", Mango non mi ha mai fatto battere il cuore. Ho però un ricordo gradevole legato a questo artista. Era l'estate del 2002 e ad Agrigento, al teatro Valle dei Templi, ci sarebbe stato un concerto del cantautore lucano. Io, senza troppo entusiasmo, avrei dovuto intervistarlo. La mia fibrillazione nasceva dal fatto che a fare l'intervista sarei andata con un mio collega giornalista per il quale avevo perso, ricambiata, la testa. Una passioncella estiva, di quelle che ricordi con un sorriso, che lì per lì ti sembra un amore colossale e che poi sparisce con le prime piogge. Eppure quel dieci agosto, io e il suddetto collega ,eravamo esattamente felici. Ci sentivamo due anime gemelle, condividevamo praticamente tutto: film, musica, amori per certi libri e per certo scrivere, ambizione e autostima. La solita solfa da primo mese insieme: "saremmo capaci di sfidare il mondo, perchè oggi non ci siamo che noi, nient'altro che noi...là là là là". (Funziona o non funziona così fino a quando non vengono fuori difetti, paranoie, poi lui ti prende per matta e isterica e tu credi che ti sei messa con un emerito idiota).
 Al teatro dei templi, aspettando che arrivasse Mango, passammo buona parte di quel pomeriggio assolato d'agosto tra una colonna dorica e un'altra. Scattammo foto, ci confidammo segreti, progettammo un viaggio a Londra (o era Parigi, non ricordo) da fare il Natale seguente, con tanto di brindisi e di chissà che scambio di promesse. Ovviamente quel viaggio, come tutti i viaggi troppo sognati, non lo abbiamo mai fatto. Lui mi guardava languido e mi diceva che ero bellissima, la più bella del mondo. Io credevo a ogni sua parola e ricambiavo cotta come una mela. Ah la jeunesse! Ci svegliò dall'incanto un tipo dello staff per dirci che l'artista era arrivato e che potevamo accomodarci per intervistarlo. Scoprimmo un piccoletto di statura, dai modi gentili, dallo sguardo suadente. Non una posa, nessuna fretta, zero smancerie da "sono famoso ma sono simpatico e mo' ve lo dimostro".. Mi sembrò una bella persona e non fosse stato che quella era la notte di san Lorenzo e che io tenevo per mano un amore neonato, sarei pure rimasta ad ascoltare il suo concerto. Ed invece non ascoltai neppure una canzone, non una nota. Quella fu una serata casta e serena, come lo sono le serate degli amori che stanno per nascere e che credono di avere davanti tutto il tempo del mondo. Ogni volta che sento una canzone di Mango ripenso a quella giornata, a quella passioncella, agli amori perfetti che durano un istante (sennò che amori perfetti sarebbero), alla bellezza di quando hai vent'anni e ti senti "spettacolare"...buono spettacolo laddove ti trovi signor Pino, signor Pino Mango!
Caro A non ti ingelosire...eravamo ragazzi :-)


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