lunedì 15 dicembre 2014
E se ci annusassimo come bestie?
C'è una cosa che amo fare, un mio rituale quotidiano. A fine mattinata, passo dal giardino sotto casa e mi piazzo nella parte più alta. Mi acciambello su un gradino e osservo Dafne e Palù, le mie due labrador. Me ne sto lì zitta zitta per una buona mezzora e mando al diavolo conti in sospeso, cattivi pensieri, scadenzari e frasi fatte. Credo che esistano al mondo poche cose rilassanti come l'osservare i cani, mentre loro sono impegnati solo "a fare i cani". Dafne e Palù sono sorelle, una ha quattro anni e vive con me da sempre, Palù ha appena compiuto cinque mesi e da settembre è dei nostri (Ale non ha mai condiviso la mia scelta di allargare l'orizzonte canino, ma Palù, da abile "femminuccia", lo sta conquistando). Sono profondamente diverse. Dafne è egocentrica, fragile - ah quegli occhi a forma di smarties! E'sculettante, geisha, ma anche ribelle, incazzosa, tenerissima, darebbe la vita per me. Palù è ubbidiente, forte, rigorosa, indipendente, sguardo epicureo, pochi fronzoli, andatura da "pedigree", anche lei darebbe la vita per me, ma solo in cambio di un barattolo di nutella. Quando all'una abbiamo imposto la presenza dell'altra è stato un dramma. Avete presente certe epopee cinematografiche da matrimonio in pieno naufragio, con tanto di appendice rabbiosa e sanguinolenta? Le ho viste azzuffarsi, distruggere tutto quanto era possibile, poi ringhiare, guaire, soffrire e infine, in assenza di una soluzione migliore, darsi definitivamente le spalle. Da lì ignorarsi, fare digiuni e implorare, con quel loro singolare linguaggio, il diritto di essere il solo cane di casa. Mi sono scoraggiata e non nego che, lì per lì, ho pure pensato di rimandare al mittente la nuova arrivata (la piccolina era ostile, abbassava perennemente lo sguardo, mangiava a comando e non dormiva mai. Dafne era semplicimente preda di una costante sindrome premestruale - e vi garantisco che certe sindromi, nelle cagne, sono peggio che in noi povere umane). Non ricordo il come nè il perchè, ma d'improvviso le due sorelle si sono riconosciute, si sono annusate e poi leccate e leccate ancora. Le ho viste ruzzolare un giorno intero, ispezionarsi a vicenda ogni centimetro del corpo, esitare e poi ricominciare. Sarà un azzardo, ma oggi posso dichiarare che, a modo loro, hanno imparato ad amarsi. Vivono l'una per l'altra, rispettando i loro tempi, senza sottrarsi i pregi e rimarcando in continuazione i loro difetti: Dafne è sempre più appiccicosiccia, Palù ha un chè di felino, in quel suo scegliersi le coccole, gli orari dei pasti e la maniera di stare con gli umani. Quando le guardo capisco che i cani hanno un talento che a noi umani sovente manca: quando l'incomprensione ha la meglio, si abbandonano all'istinto, trovano una soluzione, la più semplice, la imboccano e il resto va da sè. E non esagero se penso che anche noi umani, quando i silenzi hanno la meglio e senza un perchè rischiamo di perdere anche le cose importanti, dovremmo imparare ad "annusarci come bestie" (come dicono tre bravi cantautori).
Il mio rituale si conclude sempre alla stessa maniera. Quando sono sazia dell'averle ammirate, mi faccio sentire, le chiamo con certi nomignoli, che solo loro e io comprendiamo. Loro mi corrono incontro come se quell'istante fosse il senso di tutta la loro giornata, come se avessero visto la Madonna, come se si fosse materializzato davanti a loro un quintale di salsicce, come Nibali agli Elisi a luglio scorso, come Tardelli dopo il gol nei mondiali '82. Mi saltano addosso, mi annusano, mi slinguazzano e mi amano in quella maniera profonda, netta da condizioni e da rancori, che, ahinoi, è solo prerogativa di chi umano non è. Dafne e Palù questa casellina è per voi :-)
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