venerdì 1 dicembre 2017

Inizia il calendario dell'Avvento...oggi parlo di un essere di grande qualità


Sette anni fa come oggi entrava nella mia vita Dafne. Di lei vi ho parlato molte volte. Dafne è la mia cagnolona, il mio labrador miele, con il naso scolorito ed un carattere talmente simile al mio, nel bene e nel male, che non potevo che scegliere lei. Uscivo dall’ospedale con il cuore in frantumi. Io e Alessandro avevamo perso un bambino. “Un bambino? Era precisamente un embrione”. Ci aveva redarguiti una dottoressa, come se, quel dettaglio sarebbe bastato a rimarginare quella ferita piccola, ma che perdeva gocce di sangue continue.

Andammo via e fu per caso che le nostre vite si incrociarono con quella di Dafne.

L’abbiamo conosciuta a un impreciso civico di via Pitrè a Palermo. In cielo c’erano tante nuvole, quante ne conteneva la mia anima. Bussammo e, prima del padrone di casa, ci accolse un esercito di cagnolini. Erano i fratellini di Dafne, tutti maschi, uno più bello dell’altro. Noi effettivamente dovevamo adottare un maschietto. Così ci avevano consigliato gli esperti. Niente seccature: calore, sterilizzazioni, gravidanze isteriche.


Dafne però era diversa dagli altri adorabili cagnolini. Se ne stava per conto suo. Aveva sicuramente una dose di paura, che dissimulava a perfezione, fingendo che noi non gli interessassimo. I fratellini, di contro, facevano a gara per sedurci.

Uno di loro mi sciolse le scarpe e fu a quel punto che Dafne si avvicinò. Mi leccò la gamba e tornò nel suo cantuccio, leggera, fiera, timida.

La scelsi o forse, come sempre si dice in questi casi, lei scelse me. Mi sembrò come quelle persone silenziose e di pregio, che dentro hanno un mondo prezioso, ma spesso non fanno in tempo a regalarlo, perché la gente, frettolosa di volere tutto e subito, non gliene dà la possibilità.

Attendemmo i tempi dello svezzamento e la portammo a casa.

Era il primo dicembre: il giorno in cui, di solito, inizia il mese più bello dell’anno.

Viaggiammo in macchina tra i colli agrigentini: lei addormentata tra le mie braccia, con la fiducia degli esseri buoni.

Ci innamorammo. Ed è questo il verbo giusto.

Diventammo compagne di cose che con gli uomini non si potrebbero mai condividere.

L’amore a prescindere.

Il silenzio che comprende la mappa completa dei dolori.

La felicità perfetta.

La complicità assoluta che, è vero, si contempla solo tra donne.

E non me ne vogliate se sono ridondante nell’uso degli aggettivi.

Per Dafne ho provato un sentimento tanto particolare, che capitavano giorni in cui dovevo abbracciarla forte, così da dividere un po’ di quel bene che mi batteva nel petto.

Abbiamo visto insieme film strappalacrime, accoccolate sul divano meglio di due sorelle.

Dafne mi ha fatto tanta buona compagnia: sia quando era sola, sia quando avevo tanta gente intorno. E stare in buona compagnia è una cosa importante.
Mi ha indicato la strada verso le persone buone e le giuste deviazioni di fronte a chi buono non era.

Ho sofferto senza fine quando la operarono d’urgenza e io non potevo che sperare. Quel giorno recitai tutte le preghiere che avevo imparato nella mia vita, financo quelle più sparute, ripescate nei ricordi dei tempi dell’asilo. Feci l’alfabeto dei santi e li invocai uno per uno. Non potevo immaginare la mia vita senza di lei. Non sarei stata pronta. La spuntò ed ebbe un modo tutto personale di essermi grata. A un certo punto abbiamo deciso di metterle a fianco una compagna di vita. Ce lo suggerì il veterinario. Lei si era talmente attaccata a me da non tollerare il mio minimo allontanamento. A Natale di tre anni fa le abbiamo regalato una sorella. Palù, la sua sorellina bruttina, furbetta, audace. Sono sorelle davvero, lo sono per parte di madre. Il papà, Monet, è un labrador di velluto, bello come mai ne ho visti.

Palù e Dafne sono diverse, inscindibili e bellissime. Stanno sempre insieme. Sono una il respiro dell'altra. Per i cani non funziona come per gli uomini: una volta che li metti a fianco non vogliono dividersi più. Vivono un legame robusto, schietto, carico di baruffe e di spropositati cenni d'amore. Da allora le cose tra me e Dafne sono cambiate. Ci amiamo ancora, ma di un sentimento diverso. Lei ha scelto di essere semplicemente un cane, un adorabile cane: libero, spavaldo, un po’ ruffiano. Niente scorribande sul divano a vedere film strappalacrime: si annoierebbe. Niente pomeriggi passati a lisciarle il pelo a confidarle tutte le mie paturnie. Adesso gioca libera con Palù e ruzzolano insieme, parlando il loro alfabeto, che io non decifro. Nel frattempo io sono diventata mamma ed ho compreso che, per quanto bene potessi volere alla mia Dafnona, quello per un figlio è un altro genere di sentimento.

A lei però devo parecchio. La discrezione che ha nei confronti di Raffaele, già quando lui era nella mia pancia. Una discrezione che mi è da insegnamento.

Le devo sorrisi. Tanti.
Le riconosco uno charme singolare. Era bellissima quando fece da damigella d'onore dal mio matrimonio. E che classe quando ci consegnò gli anelli.

A lei devo il coraggio di tante cose.

Su tutto quello preso in mano l’1 dicembre di sette anni fa, quando con il cuore sanguinate, compresi che si doveva comunque andare avanti…anche a partire da quel cucciolo riservato e con il cuore più grande tra i tanti cuori che io ho finora conosciuto.

Questa prima casella del mio calendario dell’Avvento è per te Dafne (cagnolona di grande qualità).

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