giovedì 1 gennaio 2015

Lin ha visto la neve


Lin non ha mai visto la neve. Cominciava così una fiaba, che Lucia aveva imparato da piccola. Gliela aveva raccontata sua nonna e lei l'aveva memorizzata al punto che un giorno l'aveva appuntata su un quaderno così da non dimenticarne neppure un dettaglio. Che tanto un giorno chi gliela narrava non ci sarebbe stato più e tanto valeva scrivere ogni cosa, che le parole scritte restano e arrivano molto più in profondità di quelle parlate. Lucia era come Lin. Pure lei non aveva mai visto la neve. Veniva da una di quelle isolette siciliane dove d'estate pare di vivere dentro un incanto: gli scenari da cartolina sono una consuetundine, il cielo è di un azzurro praticamente perfetto e una luce senza ostacoli impera perennemente su cose e persone. D'inverno le cose cambiano: il tempo si ferma e la gente si immobilizza dentro le mura delle proprie esistenze. Nelle isole, del resto, ogni persona è un mondo che va avanti da sè. Lucia sognava come Lin di vedere la neve, ma uscire dal perimetro del suo mondo la spaventava, tutt'al più le sarebbe bastata la solita gita nell'isola grande, quella dove la terra rimane ferma nonostante le maree. A Natale Lucia sarebbe andata da Lina, la sua migliore amica. Era da poco crollato a pezzi il suo matrimonio: un grande amore, che non aveva sopportato delle minuscole mareggiate, che sommate avevano scaturito, negli anni, un devastante maremoto. Lina viveva in un paese arroccato su certi monti lievi, dove però il Natale ha il gusto del tepore, dell'aria gelida, dell'odore dei comignoli. Lina e Lucia si conoscevano da sempre, da quando Lina, piccola borghese con un cuore senza limiti, aveva fatto quella vacanza isolana con i suoi genitori. I loro occhi si erano riconosciuti ed era partito quel guizzo, che è il sintomo dei sentimenti che dureranno. Lucia aspettava di fare quel Natale in un pasesino senza pretese non fosse che per svuotare il cuore dai tanti drammi, che lo avevano circumnavigato per anni. Era arrivata a casa di Lina con quella sua timidezza, che le inondava le guance di rossore, tutte le volte che un estraneo le rivolgeva la parola. L'abbraccio con Lina era stato modesto, ma poi i due cuori erano partiti a battere all'unisono ed era esploso il vulcano delle confidenze, delle lacrime consolatorie e degli abbracci carichi di profondità. Il Natale era passato dentro quella semplicità di gesti, che rende felici le persone che si amano. Lucia non ci aveva pensato due volte ad accettare l'invito della sua amica a rimanere fino a Capodanno. Che tanto nell'isoletta ad aspettarla non c'era praticamente nessuno e rimanere sulla terra ferma, l'avrebbe aiutata ad appuntare e a mettere in archivio certi cattivi pensieri. Sarebbero rimaste a casa, insieme alla piccola famiglia di Lina e quattro splendidi cani, che davano colore a tutto il resto. Il giorno del 31 Lucia si era svegliata coperta da una persante coltre di freddo. Non capiva cose stesse capitando in quel pezzo di mondo, che tutto sommato non le apparteneva per niente. Si era raggomitolata dentro la sua vestaglia di pile e aveva dato un'occhiata distratta fuori dalla finestra. C'era la neve e Lucia non riusciva a crederci. Pensava a Lin, la protagonista della sua fiaba preferita. Pensava con intensità a sua nonna, al tono flebile della sua voce, mentre le raccontava quella storia senza morale, ma piena di magia. Si fermò ad osservare i fiocchi per un tempo che le sembrò prima breve e poi senza fine. Si strinse dentro la sua vestaglia e sorrise alle sue lacrime, perchè negli ultimi anni ne aveva versate così tante che adesso non aveva più voglia di ingoiarne. Quando Lina bussò alla porta, chiamandola per la colazione, lei le chiese di lasciarla da sola per un po'. Il bello dei sentimenti importanti è la licenza di poter dire di no, senza che dall'altra parte si risponda con barlumi di rancori o con insopportabili cove di offesa. Lucia voleva rimanere in compagnia di quei fiocchi, che scendevano lenti, presuntuosi, ingordi di sguardi e allo stesso tempo capaci di regalare emozioni senza giustificante. Pensò che dentro quei fiocchi ci fossero le occasioni perse, quel grande amore naufragato senza un perchè o forse perchè il perchè se lo erano preso l'orgoglio, le parole non dette, la poca pazienza, la voglia di avere ragione (che come dice la canzone, "la ragione non sempre serve"). Pensò ai suoi affetti più grandi, pochi, ma consistenti. Alla magia del suo mestiere, cucire abiti per le spose dentro un'isola dove si celebravano più matrimoni che funerali: che fortuna! In ultimo si concesse il pensiero più intimo e a quello sì che regalò una lacrima. Pensò a suo figlio, lo immaginò nel suo visino tondo, probabilmente non bellissimo, ma perfetto per il suo amore di madre. Immaginò i  suoi occhi verdastri, i capelli scuri e fitti e un minuscolo broncio stampato sulle labbra. Sorrise e pianse allo stesso tempo. Provò a vederlo dentro un fiocco di neve, ma non ci riuscì. Pensò che quel bimbo fosse al riparo, in un mondo migliore dalle piccinerie di noi mortali poveri, incoscienti e talvolta immeritevoli di  avere in dote grandi sentimenti. Aprì la finestra e raccolse un fiocco, se lo poggiò sul viso e tentò di carezzare quel bimbo che non aveva mai conosciuto nè il bello nè il brutto del mondo. Pianse ancora e poi ricontemplò la neve. Pensò a Lin a quella fiaba piccina e senza morale che si concludeva nella  solita maniera banale, ma incantevole: "Lin aveva visto la neve ed era molto felice"...E Lucia in quel Capodanno senza pretese e senza gioie si concesse per un attimo il lusso della felicità. Contemplò la neve e si sentì felice. Solo felice, per lei, per la neve: lenta, presuntuosa, bella e carica di capricci.

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