La festa dei morti, quando ero bambina, era la mia preferita.
Lo era ancor più del Natale, che già allora mi metteva addosso un pezzetto di
malinconia.
Quello per “chi è partito”, in Sicilia, è un culto buono,
consolatorio, che profuma di storie antiche, di frutta Martorana, di zucchero
sparso nell’aria, di foto antiche, di stupore di bimbi al risveglio del grande
giorno. Perché il 2 novembre è (almeno un tempo lo era) un grande giorno. Nella notte tra Ognissanti e il 2 novembre, chi ha
lasciato il sipario della vita, torna a calcare la scena. Lo fa per una notte
appena, con la condizione di procedere in punta di piedi, di accennare qualcosa
sottovoce e di spargere doni ai piccini, senza l’infertile condizione che
questi siano stati buoni. Così almeno mi hanno insegnato da piccola. Fortuna che alcune delle cose, che impari nell'età più bella, le installi nello scaffale delle verità e lì restano per sempre.